Coronavirus: bilancio in Africa sale a 7.053 casi e 239 morti
Dakar, 03 apr 09:21 – (Agenzia Nova) – È salito a 7.053 il numero complessivo dei casi confermati di coronavirus, in 50 paesi dell’Africa. Secondo quanto riferisce la piattaforma Covid19-Africa, il paese con il numero più alto di contagi si conferma il Sudafrica con 1.462, seguito da Algeria con 986 casi, Egitto (865), Marocco (708), Tunisia (455), Camerun (306), Burkina Faso (288), Ghana (204), Senegal (195), Costa d’Avorio (194), Nigeria (184), Mauritius (169), Repubblica democratica del Congo (134), Kenya (110), Niger (98), Ruanda (84), Madagascar (59), Guinea (52), Uganda (45), Repubblica del Congo (41), Gibuti (40), Zambia e Togo (39), Mali (36), Etiopia (29), Eritrea (22), Gabon (21), Tanzania (20), Guinea equatoriale (15), Namibia (14), Benin (13), Seychelles, Libia e Mozambico (10), Eswatini Zimbabwe e Guinea-Bissau (9), Repubblica Centrafricana e Ciad (8), Angola e Sudan (7), Capo Verde, Mauritania e Liberia (6), Somalia (5), Gambia e Botswana (4), Malawi e Burundi (3), Sierra Leone (2), per un totale di 286 morti e 530 guariti. (Res) © Agenzia Nova – Riproduzione riservata
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Costa d’Avorio: coronavirus, governo stanzia 500 milioni di dollari per sostegno a settore materie prime
Yamoussokro, 03 apr 17:21 – (Agenzia Nova) – Il governo della Costa d’Avorio stanzierà 300 miliardi di franchi Cfa (circa 500 milioni di dollari) a sostegno dei settori del cacao, del caffè, del cotone e di altre materie prime. Lo ha annunciato su Twitter il presidente ivoriano Alassane Ouattara. L’annuncio giunge dopo che il governo ha dimezzato al 3,6 per cento le sue stime di crescita per il 2020 a causa della pandemia di coronavirus che nel paese ha fatto registrare finora 194 casi confermati e un decesso. Il paese è il primo produttore di cacao e di cotone al mondo e uno dei principali produttori di caffè (il terzo in Africa dopo Etiopia e Uganda).
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Affacciarsi sul mercato internazionale, l’export verso l’Africa
La soluzione più ovvia, e certamente la più semplice, è quella della vendita diretta al cliente africano conosciuto a seguito di un contatto più o meno cercato.
Questa opzione è quella più ricorrente, in caso di rapporti commerciali occasionali e/o sporadici, nel contesto più ampio, in una relazione con il compratore affidabile che si connota, quindi, in un regime di rapporto duraturo nel tempo non si può esimersi di realizzare uno scenario in cui le relazioni industriali vengano trascurate e non si abbia la pianificazioni delle successive attività che garantiscano la soddisfazione delle richieste del nostro interlocutore.
Questa approccio occasionale di distribuzione è certamente la meno impegnativa, in termini di costi e di risorse, ma la conseguenza inevitabile è che l’esportatore non avrà la contezza del mercato di destinazione ne la possibilità di proporre ulteriori prodotti e soluzioni innovativi in assenza di una informativa sull’eventuale rivendita dei prodotti, le strategie di marketing, il gradimento del pubblico.
E’ un peccato pensare che tante piccole e medio-piccole aziende italiane, che hanno eccellenti prodotti o servizi, non riescano a proporre il loro bene in Africa, non per la scarsa appetibilità di quello che offrono, ma per incapacità commerciale e di marketing.
Potrebbe essere una Grande Occasione Sprecata. Vendere un prodotto o servizio in Africa può richiedere, a seconda del settore di appartenenza, diverse risorse quali, per esempio, commerciali con conoscenza delle lingue, assistenza clienti, supporti logistici etc… Ma non sono queste le cause che fanno frenare le nostre aziende, ma la mancata conoscenza del come proporsi ai nuovi mercati ed aprire le porte delle loro aziende ai nuovi clienti Africani. E’ questa, a mio avviso, la prima difficoltà che dobbiamo affrontare.
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Donne e business in Africa parte 2
E’ evidente che in Africa le donne sono sempre più presenti nei consigli di amministrazione delle grandi aziende, ed anche negli esecutivi pubblici e nei parlamenti nazionali la loro presenza è sulla via del miglioramento, sperando così in un aumento quantitativo.
Nelle dirigenza africana, quindi, le donne occupano in generale il 36% dei posti di responsabilità. Nello specifico esse rappresentano il 29% dei dirigenti e quadri superiori, il 24% dei parlamentari superando di qualche punto percentuale la media mondiale che è del 21%, il 22% dei membri ministeriali, il 5% dei direttori generali e il 15% dei consiglieri di amministrazione.
Le ultime due percentuali vengono comparate all’Europa e agli Stati Uniti. L’Africa batte l’Europa dove solo il 3% delle donne è direttore generale di un’azienda ed è invece “pari” con gli Stati Uniti. Si tratta di dati medi statistici, le differenze tra Paesi sono profonde per esempio 60% del parlamento ruandese è costituito da donne, mentre in Costa d’Avorio rappresentano solo il 10%.
L’introduzione di una maggiore leadership femminile può contribuire a nuove prospettive, a nuovi modi di gestire i problemi e la valorizzazione della differenza è sicuramente una chiave per un’organizzazione di successo.
Ma i risultati migliori si raggiungeranno solo nel momento in cui ci sarà il superamento dei concetti legati ai metodi autoritari patriarcali che dominano la gestione del potere.
Fino a che esiste la giornata mondiale contro la violenza sulle donne (l’ONU l’ha voluta il 25 novembre) la strada dell’integrazione ed uguaglianza sarà sempre lunga e tortuosa, le “quote rosa” aumenteranno sempre più ma se non cambia la mentalità e la visione di insieme che ancora delle culture si trascinano dal passato senza pensare che in questo mondo dove al globalizzazione e la tecnologia fa da padrona non è possibile che esistano certi comportamenti sociali.
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Donne e business in Africa parte 1
Le donne presenti nella popolazione Africana sono oltre mezzo miliardo di cui il 40% ha meno di quindici anni.
Non abbiamo certo bisogno che le grandi menti pensanti ci indichino che le donne sono importanti in Africa come in qualsiasi parte del mondo. La consapevolezza al giorno d’oggi è consolidata e forte nonostante il sistema sociale che ci circonda.
Per la prima volta si parla di Africa per percorrere la strada con l’ obbiettivo di raggiungere l’eguaglianza nella distribuzione del potere tra uomini e donne, il tragitto è ancora lungo e tortuoso nonostante gli sforzi e i cambiamenti che fino ad oggi sono avvenuti. Visti i parziali successi, l’ONU ha ribadito la necessità di proseguire per i prossimi quindici anni con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, dedicando risorse proprio all’uguaglianza tra uomini e donne sia in Africa che in tutti i paesi in via di sviluppo.
Perlomeno abbiamo la certezza delle nostre convinzioni, vista l’autorevolezza della fonte e considerato l’impegno economico che deve aver comportato l’elaborazione di certe conclusioni, per una volta si scrive di un’Africa che sta avanzando anche culturalmente e socialmente, che sta superando le vecchie convinzioni e tabù.
Purtroppo, però, sempre nell’ottica della corsa allo sviluppo, vede i Paesi pensare con una malsana logica di competizione, nella quale sono i risultati che standardizzano l’appartenenza ad una fascia di reddito e non il processo attraverso il quale questo obiettivo venga raggiunto.
Comunque, nel quadro delle statistiche globali che riguardano l’uguaglianza di genere l’Africa sta evolvendosi verso l’integrazione della donna nella vita sociale rispetto alle sue abituali “compagne di sventura”, Asia e America centro-meridionale.
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